Il termine Shabby
Chic nasce alla fine degli anni 80 dalla designer americana Rachel Aswell. Un
mobile shabby chic per essere definito tale deve raccontare una storia e quindi
deve avere già vissuto in altre case prima della vostra. Caratteristica prima è
quindi quella del recupero (dalla casa di una zia, nel negozio di un
rigattiere, o da un mercatino delle pulci). E la modifica da parte vostra o di
un esperto della patina originale con colori tenui e cere neutre o pigmentate.
Lo stile decapato
invece nasce da una tecnica di origine francese di velatura del legno con
prodotti specifici che permettono di intravedere la “vena” del legno sottostante.
La differenza tra lo stile shabby, il decapato e il provenzale, è data
dalla tonalità.
Nello stile shabby chic
e in quello decapato il legno è solitamente ridipinto nei toni del grigio
chiaro, del giallo “guscio d’uovo” o del bianco.
Nello stile provenzale invece si utilizzano i toni
pastello, preferibilmente l’indaco, il lavanda e l’azzurro carta da zucchero.
La lavorazione del mobile "Shabby Chic" include una serie di processi di "
invecchiamento" ricreati ad hoc per esprimere il loro esistere nel tempo.
In concreto, la patina di un mobile si
traduce in un mutamento cromatico dei pigmenti naturali del legno, delle
finiture, della pittura, della lacca o di qualsiasi altro materiale
applicato al mobile (oro, argento, osso, avorio, tartaruga ecc.),
nell'abrasione delle superfici (come il logoramento di una modanatura o
dell'oro) e nelle "craquelure” che colpiscono il legno e i materiali di cui è costituito un mobile.
L'effetto Shabby chic ricreato con maestria può ingannare anche i più esperti conoscitori del legno.
L'effetto Shabby chic ricreato con maestria può ingannare anche i più esperti conoscitori del legno.
Riccardo Barthel |
Portamarina Antichità |
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