Lui
filosofo delle forme e dei colori, lei architetto: insieme, artefici di scenari
sospesi nel tempo per suscitare meraviglia. "Altro che nasconderci dietro il minimalismo,
qui accade il contrario". Immaginando l’abitare
quotidiano come una scena sospesa, che rievoca un passato riposizionato in un
odierno durevole, negli anni e nei desideri, ci si può immergere negli ambienti
creati da Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli. L’architetto e il filosofo che da due decenni
costruiscono ville, interni, scenografie e ristoranti a Milano e nel mondo,
sogni aperti al pubblico oppure molto privati, raccolti anche nel volume L’invenzione
del passato, appena edito da Bompiani, hanno un carattere che corrisponde
alle loro idee, decise e precise. E l’ufficio che le custodisce non allenta la
morsa, ponendosi con ingombrante presenza sin dall’ingresso, senza concessioni.
«Normalmente negli studi di architettura è tutto nascosto dietro il
minimalismo, qui è il contrario».
Su questo non si discute, anche perché troppo concentrati a non inciampare,
rovesciare o calpestare nulla. Una folla di oggetti assedia chi varca la soglia
dell’appartamento diventato ufficio, un lunghissimo corridoio con sfilata di
forme enigmatiche come asse portante, la peculiare sala riunioni a sinistra, le
stanze di Laura e quella di Roberto in fondo a destra, e poi cucina, archivio,
zone dei collaboratori, tutto come in una casa, più che fascinosa, più che
altro piena. Ovunque, busti e modellini, lucidi e tessuti, quadri e libri,
accessori e campioni di piastrelle, disegni e mosaici, una sinfonia che
spaventa, incanta, confonde. Il loro capriccio è quello di non farsi trascinare dalle mode, la storia
come appiglio contro le novità di tendenza, e dunque di passaggio. Un lusso che
richiede ogni volta una vera regia.
AnnaMaria Sbisà
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